EX-MACHINA

Ex-Machina

Rievocando le prime esperienze dei light-shows, Ex-Machina si manifesta come una proiezione luminosa e dei giochi di ombre ‘trasportabili’. Sette proiettori 16mm, cinque microfoni e dei mobili sono i diversi strumenti utilizzati dai cinque protagonisti di questa performance di immagini non figurative. L’idea iniziale di questo progetto consiste nell’utilizzare il medium filmico, riducendolo ai suoi principi attivi di base: la luce e l’ombra attraverso la manipolazione dei proiettori come fonti di luce pura. I dispositivi mobili, posizionati tra gli apparecchi di proiezione e lo schermo e dotati di motori o manipolati dai protagonisti della performance, si sostituiscono alla superficie impressa della pellicola. I fasci dei proiettori 16 millimetri distribuiti su entrambi i lati dello schermo diffondono una luce discontinua mediante dei dischi di colori rotanti e dei filtri; si trasformano passando attraverso i vari dispositivi mobili. Questi ultimi formano delle mascherine che scolpiscono i coni della luce, creando così nuovi modelli, delle ombre e delle macchie che compaiono al ritmo di movimenti rotatori.
L’insieme di questi elementi combina i propri effetti di trasparenza e opacità per produrre una drammatizzazione della luce. Lo schermo non è più la superficie neutra, liscia e opaca che apre sul mondo della rappresentazione, si trasforma in riserva di energia, che rinvia direttamente nello spazio i suoi effetti ipnotici. Ex-Machina segue una partitura che orchestra il movimento estensivo e la velocità intensiva. Essa crea simultaneamente il proprio universo sonoro attraverso i suoni prodotti dalle diverse parti che la compongono (luci, motori, tracce sonore ottiche...). Catturata dai microfoni e quindi trattata e ridistribuita dal vivo, la traccia sonora che ne risulta accompagna in un sincronismo controllato l’alternarsi di ombre e luce. La macchina sonora e visiva si mette in movimento, accelera progressivamente, finisce per esagerare e auto-distruggersi in un’esplosione finale. Lo schermo, raggiunto in tutte le sue dimensioni, sembra oltrepassare i limiti del proprio bordo e incorpora il corpo stesso dello spettatore. La performance si conclude con una coda interminabile in cui resta soltanto il caos che precede l’ombra proiettata di uno schermo che ruota su se stesso, accompagnato da un unico suono ripetuto.

Venerdì, 9 Novembre, 2012 - 22:00